Artificio Intelligente

Per una corretta definizione dell'Intelligenza Artificiale

Si fa un gran parlare di Intelligenza Artificiale (IA), ma è davvero "intelligenza artificiale"? La maggior parte delle discussioni sull'argomento, per quanto diversificate tra loro, non escono infatti dal recinto della denominazione - il nome di battesimo che si è voluto dare a quest'impresa tecnologica. Ma il concetto di IA che ci viene propagandato poggia su due pilastri: l'interesse economico e la confusione mentale.

Potenza di calcolo

L'intelligenza è una questione qualitativa, non quantitativa; è innanzitutto "intus legere", leggere in profondità, non potenza di calcolo come vorrebbe farci credere la pubblicistica dell'IA. E se l'intelligenza non è calcolo, il vero non è contraddistinto dalla complessità. Da premesse sbagliate si possono sviluppare cattedrali di pensiero, che crollano dinnanzi a semplici evidenze. Ma i costrutti intellettuali possono essere mantenuti in coma artificiale: basta per questo essere tutti d'accordo a evitare le domande scomode ed a silenziare le voci contrarie.

Consenso

Vediamo ad esempio nelle università occidentali la crescente impossibilità di pubblicare testi scientifici che non siano preventivamente ammessi dalla revisione dei pari (peer review). Mentre nella vita quotidiana chi s'avventura a sostenere posizioni eterodosse s'espone sempre più ad aggressioni o anatemi e sempre meno a dibattito d'idee. Il sottinteso, in ambo i casi, è che l'inaccettabile non possa esser vero e che la verità sia di natura consensuale. Un'idea, quest'ultima, che favorisce lo sviluppo di sistemi di pensiero ridondanti, inutilmente complessi, avulsi dalla realtà. Il che ben si concilia con la concezione della verità quantitativa veicolata dai fautori dell'IA.

La gente comune finisce per credere, debitamente imbeccata dagli opinion makers, che l'intelligenza sia questione di potenza. Di rimando questi, prezzolati dal complesso politico-industrial-militare-mediatico, elargiscono ai profani sentenze e denominazioni suggestive come quella di "Intelligenza Artificiale", che racchiudono nella propria formulazione l'arcano d'un pensiero riservato agli iniziati e l'efficacia d'un marketing pubblicitario avvezzo a raccogliere fondi donando illusioni. Si crea così un'attesa messianica intorno all'IA, trasformata nell'entità superiore che risolverà tutti i nostri problemi e persino, per dirla con Tocqueville, la fatica di esistere.

Realtà

La verità, tuttavia, non dipende dal consenso umano, né dalla complessità delle costruzioni mentali o dalla suggestività delle formule retoriche. Poggia invece, come noto da millenni, sulla corrispondenza di pensiero e realtà ovvero, in linguaggio moderno, sulla verifica sperimentale delle ipotesi. È "adaequatio rei et intellectus", formulazione dotta che esprime un concetto istintivo ed universalmente praticato: quando affidiamo la nostra vita a un aereo, su cosa contiamo di più? Sulla complessità del progetto o sulla correttezza dei calcoli? Sul fatto che le equazioni siano state controllate o che il velivolo realizzato in base ad esse sia stato collaudato? Entrambe le cose diranno alcuni, ma dovendo scegliere fra la perfezione matematica del progetto e il collaudo della meccanica la maggior parte di noi conterà sul secondo. Perché l'istinto di sopravvivenza sa bene che l'ultima parola sulla verità spetta al mondo reale e che l'intelligenza consiste nel saper leggere fra le righe il libro di natura.

Narrazione

Impero, chiesa, industria, finanza. Ogni epoca hai suoi gruppi di potere, coi propri mezzi di propaganda. L'efficacia di quest'ultima poggia sul bisogno di racconti d'ogni essere umano - un bisogno fisiologico, che ci consente di mettere ordine ai molteplici contenuti mentali, cognitivi ed emotivi il cui caotico affastellamento metterebbe: a rischio la nostra salute mentale, la nostra tenuta psicologica, se non fossero disposti in una sequenza portatrice di senso. La nostra vita non consiste nel vivere ma nell'iscrivere il nostro vissuto in una narrazione accettabile, che a sua volta influisce sul nostro modo di affrontare il mondo. La propaganda, quindi, s'innesta su un'esigenza primaria d'ogni essere umano, e consiste nel fornire una cornice narrativa degli eventi la quale, essendo preconfezionata, ci risparmia la fatica di pensare ed innestandosi sul nostro vitale bisogno di narrazione fornisce la chiave di lettura preconfezionata delle nostre stesse percezioni. La percezione essendo distinta dalla sensazione per il fatto di operare una selezione tra una moltitudine d'informazioni provenienti dai sensi, la cornice fornita dalla propaganda ci spinge a respingere i nostri stessi pensieri e sensazioni quando non s'inquadrano nella narrazione dominante. IN altre parole, vediamo ciò che ci è detto di vedere, calpestando la nostra ragione e i nostri sentimenti. Se tizio è un "...ista" o un "no-qualcosa" non ascoltiamo nemmeno cos'ha da dire, foss'anche ricordarci che due più due fa quattro.

Intelligenza Artificiale

Ecco dunque una bella narrazione, che comincia con la parola magica: "Intelligenza Artificiale". Di chi è questo racconto edificante? Dei media mainstream in blocco, che appartengono tutti alle stesse élite - gruppi industriali interessati a raccogliere fondi pubblici, investimenti e consenso popolare per lo sviluppo dell'IA ed i cui azionisti sono collegati ai medesimi gruppi che posseggono i media. Si potrebbe continuare a lunguo, seguendo come faceva Falcone i flussi di denaro. Che spazio hanno, chiediamoci invece, le riflessioni critiche sullo sviluppo di questo progetto industriale? Il consumo energetico dell'IA pare sia comparabile a quello di una media potenza industriale, con tutto ciàò che comportano in termini d'impatto ambientale: strano che nessuno se ne preoccupi, proprio mentre si proibisce, in nome dell'inquinamento, l'accensione del camino nelle case di campagna. Per non parlare delle conseguenze sociali, lavorative, militari: pare che a Gaza sia stata utilizzata l'IA per selezionare i bersagli; il risultato lo abbiamo visto. Nessuno pone in dubbio, né tanto meno contrasta, la narrazione che ci è fatta dell'IA dai gruppi di potere interessati. Ma il nome stesso, Intelligenza Artificiale" è già il frutto di una scelta, è propaganda finalizzata ad influire sulla nostra comprensione del fenomeno. "Intelligenza Artificiale" dà per presupposto che si abbia a che fare con una forma di intelligenza, ma siamo sicuri che sia così?

Interesse

L'IA è complessa, ma non vuol dire che sia intelligente; ha una potenza di calcolo sbalorditiva, ma "intus legere" non vuol dire calcolare. La prima cosa che dobbiamo chiederci, invece di accettare acriticamente la narrazione dominante sull'IA, è quindi proprio questa: se si tratta di intelligenza. Anche perché, volenti o nolenti, nel bene e nel male, questo progetto industriale è destinato a influire pesantemente sulle nostre vite. V'è uno specifico interesse a far passare l'IA per una forma di intelligenza: quello di farci rinunciare al suo controllo, demandandolo ai programmatori e in ultima istanza ai loro datori di lavoro. Definire l'IA "intelligente" significa ridurre quest'ultima a potenza di calcolo ed allude a un'implicita superiorità del microchip, infinitamente più veloce, sul cervello umano. In altre parole la denominazione "Intelligenza Artificiale" è un atto politico, nella misura in cui pone lo strumento al di sopra di chi lo deve utilizzare, trasformando la gran massa degli utenti - l'intera umanità - in subalterni dell'IA e pertanto dei suoi finanziatori. Accettare la denominazione IA significa sottomettersi al volere dei suoi proprietari: una decisione non indifferente, di cui dovremmo esser quanto meno consapevoli. Perché l'IA, in fin dei conti, potrebbe essere intelligente come si dice, metaforicamente, di una lavatrice capace di scegliere il programma adatto ai nostri indumenti. L'intelligenza in questo caso è nell'aggettivo, non nel nome, ed indica per analogia una qualità accessoria, non la sostanza della cosa indicata. Forse dovremmo chiederci se l'IA non è piuttosto un Artificio Intelligente. Se così non è, va dimostrato. Le definizioni non sono indifferenti.

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