Tastiera e libertà

Ovvero i pericoli del mouse

Scrittura e immagini sono due mondi che si scontrano da tempo immemore, talvolta apertamente: basti raffrontare gli affreschi di una chiesa cristiana alle decorazioni di una moschea, o l'acceso contrasto ai tempi di Bisanzio tra adoratori delle icone, gli iconodùli, e il partito avverso degli iconoclasti.

Talvolta questi due mondi si sono incontrati, dando luogo a inestimabili gioielli come gli incunaboli medievali e a narrazioni più leggere come il fumetto moderno.

Ma nell'era informatica assistiamo a una nuova rivalità senza esclusione di colpi: quella fra tastiera e mouse, intesi come mezzi di trasmissione dell'uomo al dispositivo elettronico.

Tastiera e mouse

La tastiera, erede della macchina da scrivere e del telefax, è lo strumento più antico ed è legata al mondo della scrittura. Il mouse, apparso all'epoca delle prime interfacce grafiche di Apple e poi di Windows, non è invece concepibile fuori dal mondo dell'immagine. Sembrano entrambi strumenti complementari: clicchiamo per avviare un programma in cui poi scriviamo i nostri contenuti. Ma la scrittura, in realtà, è stata relegata alla comunicazione fra esseri umani. Per impartire ordini al computer si usa ormai soltanto il mouse.

Scrivere o cliccare

Il prevalere di uno strumento sull'altro non è solo una questione tecnica o pratica. Ognuno di esso ha una propria filosofia e fa appello a processi mentali diversi. La scrittura è una mediazione complessa fra pensieri, emozioni e volontà. Il clic invece è tutto nell'immediatezza, nella reazione a un'immagine, è un atto meno ponderato e più influenzabile.

Di fronte all'imprevisto

Il prevalere del mouse sulla tastiera, come interfaccia uomo-macchina, inverte il rapporto di subordinazione. Il mouse trasforma l'uomo in topo e il computer nel labirinto in cui egli evolve seguendo percorsi tracciati da altri per lui.

Ciò si vede facilmente nella diversa reazione delle persone di fronte a un cambiamento di sistema operativo, nel caso di un upgrade, per esempio, o di passaggio da Windows a Mac. Chi è abituato a usare solo il mouse viene spesso colto da vertigine ("Che faccio adesso? Non trovo più nulla"). Chi è abituato a digitare i propri comandi nel terminale si adatta più facilmente, perché è abituato a ragionare.

Libertà

La libertà, scrive Tocqueville, risiede nelle abitudini quotidiane. Posto che ormai passiamo la maggior parte del nostro tempo davanti a un computer, importa come ci relazioniamo ad esso: è un mezzo che esegue i nostri ordini o lo strumento del nostro asservimento?

Scrivere comandi in un terminale implica conoscenze, comprensione dei processi sottostanti, padronanza del mezzo. Cliccare icone è invece un processo meccanico e abitudinario, in cui ci si lascia guidare.

Ma se tutto il giorno ci adagiamo nella comodità di un clic, rinunciando a capire, volere, osare, difficilmente saremo liberi nelle grandi cose. La scrittura è lo sperone che imprime la nostra volontà alle macchine e a chi le ha costruite.

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