uno me lo fate bocciare?
"La Scuola" di D. Luchetti
Qualche giorno addietro una mi amica disse qualcosa di simile: "La bocciatura è un trauma", intendendo che fosse da evitare, non come semplice dato di fatto¹.
Io sono inorridito dall'istituzione scolastica, mi guarderei bene dal lavorarci e considero chi ci lavora con passione con grande interesse ed anche ammirazione: io non ci riuscirei mai.
Tuttavia, scuola o non scuola, noi abbiamo un obbiettivo: bisogna assicurarsi che le persone imparino nozioni e metodi di ragionamento. Se non siete d'accordo con questa premessa potete evitare di leggere il resto dell'articolo, che discende da questo assunto.
Per valutare il raggiungimento di un obbiettivo (anche didattico) bisogna stabilire dei criteri di verificabilità e quindi di misurazione. La misurazione implica un indicatore numerico giacché, solo i numeri sono quelle cose che si possono "mettere in fila", per così dire. Si può contestare la bontà dei criteri e la correttezza delle misurazioni, si può addolcire la pillola con diciture meno brutali di una misurazione numerica (per esempio un giudizio). Ma alla fine si deve poter valutare — parlando adesso della scuola — chi ha raggiunto gli obbiettivi oppure quanto si e' avvicinato al raggiungimento. E chi non ha raggiunto quelli minimi deve essere messo in condizioni di poterlo fare utilizzando tutti gli strumenti a disposizione e, in ultimo, la bocciatura. L'idea che non si debba bocciare nessuno, o evitare il più possibile questo strumento, la ritengo come minimo da irresponsabili. Crea un danno allo studente che così, crede di aver imparato qualcosa che in realtà non padroneggia e crea un danno sociale enorme (pensateci mentre attraversate un ponte o osservate il volto dell'anestesista prima che vi addormenti). E anche possibile pensare che la maggioranza di noi faccia dei lavori fondamentalmente inutili², cosa che non mi sento di escludere senza qualche dubbio; in questo caso allora possiamo anche fare finta di mandare molte persone a scuola concentrandoci su pochi che - studiando davvero - apprenderebbero e manderebbero avanti la baracca; chiaramente lo farebbero secondo loro interessi e guidati da una visione elitista, visione che sarebbe pure ben supportata dai fatti.
Ciò detto io estenderei la valutazione anche ai docenti, con questi criteri:
- i maestri di scuola saranno valutati in base alla media dei voti degli studenti, ai quali hanno insegnato, nella scuola media inferiore;
- gli insegnanti di scuola media inferiore saranno valutati in base alla media dei voti, degli studenti che sono passati dalle loro mani, alla scuola superiore;
- gli insegnanti di scuola media superiore saranno valutati in base alla frazione di studenti che si iscrivono all'Università³, alla media dei voti universitari di questi e alla percentuale di questi che si laurea;
- i docenti universitari saranno valutati in base al reddito dei loro studenti laureati e al numero di loro che sono diventati accademici all'estero;
- tutti saranno valutati, ma con un peso ben più basso rispetto ai criteri più sopra, in base al numero di bocciature; per i docenti universitari concorreranno anche i fuori corso (credo che sia uno dei criteri già adottati⁴).
E legherei una frazione cospicua (diciamo 20%) del loro stipendio al questi obbiettivi.
Scommetto che, da quel momento, la bocciatura smetterebbe di essere considerata, dagli insegnanti quantomeno, un trauma per gli studenti.
Ciao!
C.
¹ ammesso che lo sia
² o peggio: non debba imparare a ragionare, ma che qualcuno lo pensi e' un'ipotesi che non voglio manco prendere in considerazione
³ magari pesato in base al tipo di istituto, dando *maggior* peso al singolo studente se proveniente da un istituto professionale, minore se liceo
⁴ e ci sarebbe molto da discuterne
#scuola