Acme
Gli editor di testi sono creature strane, potenti quanto religioni, e in grado di creare veri e propri culti. Sono uno degli strumenti essenziali per costruire qualunque cosa, a maggior ragione in ambienti UNIX-like dove "everything is a file".
In genere prediligo Emacs, un editor di testi un po' bizzarro volendo, ma molto interessante. È fondamentalmente un interprete Lisp con delle funzionalità di text-editing, ma non si limita solo a quello. Usando programmi scritti in elisp (Emacs-Lisp) è possibile infatti leggere le e-mail, i feed RSS, ascoltare la musica, navigare il geminispace e via dicendo.
In questi ultimi giorni però sono tornato a usacchiare un altro editor di testi piuttosto particolare: Acme.
Acme è un editor di testi scritto da Rob Pike per Plan9 e, nonstante all'autore potrebbe non piacere, credo che la definizione migliore sia "Emacs per Plan9" o "Emacs, ma più UNIX-like". A differenza di altri editor più semplici, come ed o sam, o addirittura vi, Acme non solo è in grado di sfruttare le utility di sistema, ma anche di essere "comandato" da essi.
Attraverso l'ausilio di alcuni comandi esterni ad Acme è possibile far girare tutta una serie di programmi all'interno della sua interfaccia testuale, come client email, terminali, e anche client gemini :)
Uno dei comandi che uso più spesso è `win' che apre una shell all'interno di un buffer di Acme, un po' come eshell/shell su Emacs.
La differenza principale tra Emacs ed Acme è nella filosofia: entrambi sono "infinitamente estendibili", solo cambia il modo. Emacs va modificato internamente con l'ausilio di programmi in lisp, Acme esternamente attraverso un semplice meccanismo di I/O su file "speciali".
Non sono sicuro di voler iniziare una serie di post su Acme (come ho e sto facendo con Emacs) ma, seppur per un piccolo capriccio, volevo buttare giù qualche pensiero nella capsula.
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